"Mi dispiace molto che Roberto Castelli abbia lasciato la Lega. Ma è il segnale di un malessere diffuso che sento di condividere. Io resto solo per rispetto nei confronti di Umberto Bossi".
Lo dice in un colloquio con il Fatto Quotidiano l'ex europarlamentare leghista Mario Borghezio precisando: "Il pratone di Pontida è il simbolo dell'autonomia e della libertà dei popoli. Non si può invitare a parlare Marine Le Pen, che è nemica proprio di quelle libertà . Lei su quel palco non c'entrava nulla. S'invita Le Pen e si lascia a casa Bossi, roba da pazzi""
Sul pratone precisa Borghezio, c'erano ampi spazi vuoti nonostante la Lega abbia pagato il pullman a tutti. La sensazione è che il partito non rappresenti più il Nord: la Lega di Salvini è diventata una forza centralista con spinte meridionaliste. Nelle città e nelle valli sopra il Po, del ponte sullo Stretto non interessa a nessuno".
Salvini, insiste Borghezio, è passato da essere il ministro dei porti chiusi a quello dei ponti aperti". "Prima c'era la Lega a difendere gli interessi del Nord ora non c'è più nessuno, per cui gli elettori si sentono traditi".
Nessuno critica il leader, precisa l'ex parlamentare europe perché nella Lega esiste un centralismo democratico un po' stalinista in vigore fin dai tempi di Bossi. I governatori e i sindaci hanno in mano l'asse portante del movimento e il rapporto col popolo. Loro possono riportare la barra dritta"
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