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mercoledì 26 luglio 2023

Tassinari, caso Zaki: un' opera di bene ma un potenziale successo



di Ugo Maria Tassinari

Fonte Il Roma del 26 luglio 2023 

Fulvio Abbate, abile fustigatore del malcostume civile e culturale della sinistra, non molla sul caso Zaki. "Trovo inaccettabile - spiega il geniale scrittore situazionista - che Zaki non si rivolga mai in lingua italiana verso chi si è mobilitato per la sua liberazione. Le leggi e le forme dell'ospitalità, perfino politica, prescriverebbero l'esatto contrario, fosse anche un convenzionale e ordinario "Grazie Italia", così come d'abitudine accade ai concerti. Una questione di
ordinaria gentilezza, cortesia, educazione. Perfino extra-politica, nessuno sciovinismo, irrilevante ai miei occhi perfino che abbia rifiutato il volo di Stato offertogli dall'attuale governo Meloni". La scelta linguistica del ricercatore egiziano a noi napoletani fa meno specie: perché siamo stati abituati da Osimenh che, dopo due anni di felicissimo soggiorno, si ostina a parlare inglese nelle interviste. E così ci accontentiamo delle ottime cose che fa nel suo lavoro. E incrociamo le dita sperando che a nessuno venga a mente di fare un'offerta indecente. Ma la questione politica e culturale sollevata da Abbate resta tutta. Perché le sue parole hanno suscitato irritazione da parte delle anime belle "di sinistra" che hanno fatto di Zaki una bandiera. Invece di riconoscere onestamente i meriti di governo, diplomazia, servizi nel riportare in Italia uno studente straniero che non è nostro cittadino, sono riusciti a trasformare "un drammatico caso di violazione dei diritti umani essenziali di libertà e democrazia e tolleranza nell'ennesima 'casa di Barbie' di un sentimentalismo che pretende di essere edificante". Del resto che cosa ci si può aspettare quando a dirigere il partito della sinistra c'è Elly Schlein che parla esclusivamente agli Erasmus (come Zaki), agli iscritti alla Scuola Holden, agli ascoltatori di Radiotre? È l'ennesima condanna all'impotenza e all'inettitudine per i democratici: laddove invece la brillante operazione del governo Meloni di ricucitura con l'Egitto riapre i giochi nel lato sud del Mediterraneo. Come ci spiega una vecchia volpe politica come Fabrizio Cicchitto, a innescare l'atroce delitto Regeni era stato il blitz dell'Eni, capace di battere sul tempo la concorrenza di inglesi e francesi sui nuovi giacimenti egiziani. E così invece di fare sparire il cadavere martoriato dagli aguzzini, come succede migliaia di volte sotto tutte le dittature di questo mondo, la scelta di abbandonarlo in strada sortì appunto il risultato atteso da quella frazione antitaliana dei servizi egiziani: innescare una crisi diplomatica tra Roma e Il Cairo per riaprire la partita del petrolio. E in questi tempi durissimi, in cui la questione energetica, se possibile, ha ancor maggiore rilievo strategico, dobbiamo essere contenti che una buona azione come la liberazione di Zaki inneschi una nuova fase di cooperazione internazionale tra i due Paesi.




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