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martedì 26 marzo 2019

Nel futuro politico di Salvini il centro destra è una parola morta


Il centro destra? Come il centro sinistra, è una categoria politica morta. Matteo Salvini cosi risponde a chiunque gli chiede lumi su futuri governi la butta sul versante politologo, ma la verità è che l'effetto psicologico degli ottimi risultati conseguiti dalla Lega in regioni del sud Italia come l'Abruzzo e la Basilicata.
Questi clamorosi risultati elettorali suggerisce al leader leghista che rispetto al passato recente tutto può diventare meno faticoso, meno oggetto di estenuanti trattative, meno soggetto al legarsi le mani da solo.
A chiunque chiede notizie circa eventuali summit di centro destra, come propone con una certa urgenza Giorgia Meloni, oppure di faccia a faccia con Silvio Berlusconi, Salvini risponde in maniera evasiva: se non ci vedremo, ci sentiremo.
D'altronde Matteo Salvini ha idee chiare sul futuro, ripetendo che il governo giallo verde del premier Conte ha un orizzonte di quattro anni e tre mesi. Questa  alleanza con i Cinque Stelle permette alla Lega di fare quello che per anni ha idealizzato di fare.Ovviamente con il centro destra tutto questo difficilmente sarebbe stato possibile.
Una lega che è diventata centrale anche a livello internazionale, come dimostra l'idea forza dell'asse franco italiano con Marine Le Pen di cambiare questa Europa  dall'interno.
In ogni caso, rimanendo alle questioni di politica interna, in particolar modo delle elezioni regionali in Basilicata la Lega commenta cosi: "«Nel momento in cui Forza Italia e Fratelli d’Italia in Basilicata prendono insieme il 13 per cento e noi il 19, è chiaro che la fisionomia politica è diventata tutta diversa. Soprattutto, loro non possono pensare di stabilire chi si candiderà in una Regione o in un capoluogo». Il che apre la questione del candidato governatore in Piemonte.
Nella «Yalta delle Regionali» che lo scorso settembre assegnò tra i partiti del centrodestra i candidati presidente nelle regionali a venire, il Piemonte era attribuito a Forza Italia, ma si tratta di un accordo inerente ad una passata era politica, per questo motivo lanciano il nome di Paolo Damiliano, imprenditore delle acque minerali.
La situazione, però, è diventata paradossalmente simmetrica: sia i leghisti che gli azzurri stanno anche ragionando su un possibile piano B qualora dagli alleati dovessero arrivare impuntamenti sul candidato. Resta il fatto che i rapporti tra Lega e Forza Italia non sono mai stati così logori. E le continue prese di posizione degli azzurri non cessano di irritare i leghisti: «ma perchè,  invece di prendersela con noi non se la prendono con Fratelli d’Italia che nelle ultime settimane sta facendo una serrata campagna acquisti sul territorio a loro danno? Con Daniela Santanché che in Lombardia gli sta portando via mezzo partito?».

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