"La vittoria politica di Giorgia Meloni e del centrodestra ha due grandi limiti.
Il primo è l’aumento vertiginoso dell’astensionismo, con una diminuzione dell’affluenza del 14,3% rispetto al 2022. Il che porta Fratelli d’Italia a perdere oltre 600.000 voti, nonostante l’aumento percentuale.
Il secondo limite è che, per la mancanza di un’offerta politica alternativa, sono arrivati a FdI e alla Lega (tramite le 532.368 preferenze di Vannacci) molti voti di protesta contro l’Unione Europea, voti che in Francia e Germania hanno portato al grande successo di forze sovraniste come Marine Le Pen e Alternative für Deutschland. Questo è un clamoroso paradosso perché i voti di protesta contro l’Unione Europea di Ursula von der Leyen, in Italia sono andati a rafforzare proprio lo schieramento di Giorgia Meloni che in questi mesi ha fatto da stampella a quasi tutte le follie della UE".
Lo scrive Gianni Alemanno, leader di Indipendenza in un post pubblicato sui suoi canali social precisando: "quindi Giorgia Meloni farebbe bene a non autoesaltarsi per questo risultato – per altro molto inferiore a quello raccolto in circostanze analoghe da Salvini nel 2019 e da Renzi nel 2014 – ma a prepararsi ad operare una profonda svolta politica, a cominciare dall’elezione del nuovo presidente della Commissione europea. Nel prossimo autunno scoppieranno tutte le contraddizioni delle scelte di Bruxelles condivise dal centrodestra italiano, come il patto di stabilità e la continuazione ad oltranza della guerra in Ucraina, quindi la Meloni non potrà continuare a raccogliere il vento della protesta in Italia e a praticare il conformismo in Europa ed in Occidente. Anche perché non le sarà più possibile, come è avvenuto in queste elezioni europee, impedire ad altre forze di rappresentare l’alternativa sovranista a questa destra conservatrice ed atlantista.
Se non cambia radicalmente politica, questo sarà il suo canto del cigno.
Se non cambia radicalmente politica, questo sarà il suo canto del cigno.
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