L'autrice, ha raccontato la storia d'amore tra Umberto Bossi e la sua creatura politica. La sua Lega, alla quale ha immolato tutto. Un romanzo leghista, di cui consiglio una attenta ed approfondita letture, un omaggio sia all'uomo che allo stratega politico, capace, anche in un periodo storico dove esistevano ancora le ideologie ed il pensiero forte di portare alla ribalta un nuovo pensiero politico ed una nuova idea forza quella della Padania.
D'altronde nell'immaginario collettivo Umberto Bossi rappresenta il classico capopopolo, che arringa la folla, con il sigaro in bocca e la classica verde. Un provinciale che da Varese è riuscito a dare voce al Nord. Un sognatore, un capo severo, uno stratega che ha segnato la fine della Prima Repubblica e l'inizio della Seconda.
Nel libro l'autrice ripercorre snodi essenziali, cadute e risalite, rituali collettivi come il tradizionale raduno di Pontida o la raccolta dell'acqua del Po in una ampolla. La storia della sua Lega, quella di lotta e di governo e di lotta per tornare al governo. Una Lega che è stata una figlia per il senatur capace di far sua una battaglia politica quella federalista. Un leader schietto e sincero, sul modello pane al pane, vino al vino, capace di dare una identità ai territori del Nord Italia, con la creazione di una fantomatica Padania. Un giusto e doveroso omaggio al fondatore della Lega da parte di una giornalista che lo ha seguito, fin dagli inizi, per raccontare di un movimento nel quale, dopo la svolta nazionale operata da Salvini, poco o nulla resta della origini.
Il libro è arricchito inoltre da interviste inedite a Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti, Roberto Calderoli e ai governatori Zaia, Fontana e Fedriga su cosa significhi oggi essere leghisti.
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