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mercoledì 29 novembre 2023

Europee, l’onda nera di Salvini ha stancato i vetero-leghisti che si organizzano per dare battaglia




Nel 2019 la Lega, primo partito in grande spolvero con il 34 per cento, elesse 29 eurodeputati. Con le stime attuali, se va bene, ne porterà a casa otto o nove. Racconta una fonte di via Bellerio, leghista di lungo corso: "Non abbiamo toccato palla per cinque anni con 29 eletti perché il nostro gruppo non è considerato credibile da nessuno, cosa vuoi contare al prossimo giro, stando con meno persone sempre in Identità e democrazia, gruppo che non decide manco i fiori delle aiuole a Bruxelles?".

Le cattive compagnie internazionali di Matteo Salvini, una storia non nuova ma rivendicata anche a questo giro con l'evento di Firenze domenica prossima, causano parecchi mal di pancia nel partito. Perché rischiano - è questo il punto - di relegare nell'irrilevanza europea il Carroccio. "E allora perché il mondo produttivo del Nord dovrebbe votarci, se non saremo mai in grado di governare? A quel punto diventa molto più utile votare FdI o FI, che invece dei piani concreti per farli li hanno", continua il leghista di cui sopra.

Il segretario federale e vicepremier un'idea per tenere assieme tutto - la pulsione sovranista e populista; il bisogno di dare risposte alle proprie roccaforti che chiedono dall'Europa risposte e magari schei - ce l'avrebbe, cioè candidare Luca Zaia come capolista nel nord-est. Il presidente del Veneto è abituato a dare risposte al territorio, non ha un approccio propagandistico alle questioni, metterlo in lista metterebbe quindi in secondo piano le alleanze pericolose con l'estrema destra continentale. Il però è semplice: non è affatto detto che Zaia accetti la proposta, nonostante la scadenza ravvicinata del suo mandato alla guida della Regione.
Nel frattempo la Lega deve guardarsi anche dalla concorrenza interna sempre al Nord. L'ex ministro Roberto Castelli ha fondato il suo partito, Partito popolare del nord, "vogliamo essere il sindacato del Nord, com'era la prima Lega, radicato nel presente e nel futuro. L'appeal elettorale che possiamo avere è verso i leghisti delusi dalla svolta centralista di Salvini", spiega lui. Il quale spera in un raggruppamento elettorale della galassia di movimenti che si rifanno al federalismo e all'autonomia, come ad esempio Grande nord, oppure il Comitato nord, cioè il correntone bossiano che è rimasto a metà del guado, dentro il Carroccio ma insofferente, come scrive il collega Matteo Pucciarelli dalle pagine virtuali di Repubblica in un interessante articolo che potete leggere cliccando qui

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