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mercoledì 5 luglio 2023

Salvini e l'Europa: un campo largo del centrodestra e' impossibile


 di Ugo Maria Tassinari

Fonte Il Roma del 4 luglio 2023

L'intervista di Matteo Salvini al Corriere della Sera sugli scenari dell'Unione in vista delle elezioni europee conferma i profondi limiti politici del leader della Lega. 

Il presidente Meloni punta su un asse tra popolari, conservatori e liberali che ha tutti i numeri per ricacciare i socialisti, ai minimi termini in molti paesi, all'opposizione. Il vicepremier contrappone l'idea di un campo largo del centrodestra che includa anche i suoi alleati dell'estrema destra identitaria e sovranista, i francesi di Le Pen, i tedeschi dell'Afd. 

Una riproduzione, insomma, della scena italiana dove il centrodestra governa quasi dovunque, mettendo assieme le sue tre grandi correnti, i popolari di Forza Italia, i conservatori di Fratelli d'Italia, gli identitari della Lega. Un'egemonia che, va ricordata, si è consolidata intorno alla leadership moderata di Meloni. 

Perché quando a guidare la coalizione era lo stesso Salvini - vincitore di stretta misura della sfida con Berlusconi nelle urne del 2018 - c'è stata la legislatura più instabile e confusionaria di 70 anni di storia repubblicana. A partire proprio dal suicidio politico del vicepremier che consentì la clamorosa manovra trasformista di Conte e riaprì le porte del governo a un partito democratico uscito dimezzato dal voto.  

Certo, i lepenisti e l'Afd sono forze elettorali da cifra doppia, ma Salvini sottovaluta la loro fondamentale incompatibilità con il centrodestra che andrà a governare l'Europa per il prossimo quinquennio. I numeri sono importanti ma non tutte le somme si possono totalizzare. L'estrema destra francese e tedesca, infatti, è esplicitamente contraria alle sanzioni sull'Ucraina. E' mai pensabile che possano governare insieme formazioni divise sulla questione principale?

Alla domanda finale sugli effetti politici nella maggioranza della scomparsa di Silvio Berlusconi Salvini risponde con un messaggio rituale e rassicurante: «No, abbiamo il dovere di onorare l’impegno e la straordinaria eredità di Silvio. Per me era un amico. Con Giorgia siamo in totale sintonia». 

E invece il nodo politico sta proprio tutto qua, nella diversa struttura profonda dei due premier e del loro diverso impatto sul leader della Lega. Silvio era un seduttore: per lui era incomprensibile che gli avversari non lo amassero né riconoscessero la superiore leadership. Figurarsi gli alleati che peraltro erano in debito nei suoi confronti. Così spesso ha frenato la sua azione di governo, i suoi progetti di riforme “rivoluzionarie” per mantenere gli equilibri della maggioranza. E così, dopo estenuanti lavorii di mediazione degli sherpa, convocava tavoli di confronto, spesso in forma di cene leggere, in cui persino le ragioni della Lega, con il suo modesto 4% (e Forza Italia ben oltre il 30%) trovavano ascolto e riconoscimento. 

Giorgia è una militante: la battaglia politica è nel suo Dna. Si è formata in un'organizzazione giovanile dove il confronto interno era durissimo ma poi tutti i militanti si sentivano impegnati a realizzare le decisioni prese. Oggi per lei la pratica della negoziazione continua, a scopi di visibilità e di utile politico degli alleati, è impensabile. E questa visione fa a cazzotti con le pratiche e lo stile di lavoro del vicepremier.

p.s Salvini ipotizzando un campo largo del centrodestra europeo, in vista delle prossime elezioni europee del giugno 2024 dimentica che in Germania ed in Francia esiste da parte dei partito di "centrodestra" una conventio ad excludendum nei confronti di Afd e Rn


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