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martedì 6 giugno 2023

Campiglio(Il Talebano): e' ora di tornare a pensare a destra, senza complessi di inferiorita



di Andrea Campiglio


 Ma esiste una cultura a Destra? Direi sicuramente sì. Ma ad oggi esistono intellettuali propriamente di Destra in Italia? Qui già la cosa si fa più complessa.

Il recente intervento di Alain de Benoist al Salone del Libro di Torino ha suscitato opposte reazioni: a Sinistra in realtà ci sono state rimostranze abbastanza contenute, distratta dalle contestazioni al Ministro Roccella; a Destra invece si è iniziato a dibattere sul ruolo di De Benoist nel panorama culturale e sulla mancanza di una figura equivalente in Italia, cosa effettivamente stridente con il fatto che molta parte della cultura della Destra politica europea nasce e deriva da autori italiani (si pensi semplicemente a Rauti o Evola, che per molti versi anticipano i temi che oggi De Benoist riprende e ripropone in un’ottica aggiornata). 

Una distinzione va fatta però alla base: oggi sotto il macro-termine Destra si riassumono una lunga serie di posizioni, politiche e intellettuali, spesso in contraddizione tra loro. L’editore Francesco Giubilei sta facendo un grande lavoro per sdoganare il termine “conservatore”, che in Italia si è sempre usato tendenzialmente poco, tanto è vero che la gran parte dei punti di riferimento di questo mondo arrivano dalla realtà americana e britannica, dove però spesso assume il significato di Liberali Conservatori, contrapposti ai Liberali Democratici, che è la dicotomia attorno a cui si sviluppa sostanzialmente la politica americana e anglosassone.

Certo è una destra conservatrice ben distante dei Conservatori tedeschi, alla Junger, in cui invece il termine era usato in opposizione al mondo liberale e democratico, ma anche rimanendo nella politica italiana capiamo quanto sia complicato parlare di Destra: il padre della Destra Storica è il Conte di Cavour, che era a tutti gli effetti un liberale, ma più moderato dei Democratici di Depretis e Cairoli, per cui andava ad occupare la parte destra dell’Emiciclo. Paradossalmente solo pochi anni prima lo stesso Cavour era nemico giurato dalla Destra Subalpina, di indirizzo cattolico e assolutista, che faceva della guerra contro il liberalismo la sua ragione politica fondamentale.

Vi sono per cui molti spiriti nella destra, e di conseguenza molte e diverse scuole di pensiero: conservatori, reazionari, cattolici, libertari, filoamericani, europeisti, identitari, localisti… un mosaico ampio e sfaccettato, di cui però dal di fuori filtra spesso poco o nulla.

Non sono d’accordo però che ad oggi non ci siano figure d’area dalle idee interessanti e, al di là di Buttafuoco e Veneziani, che sono sicuramente le figure più conosciute al grande pubblico, vedo anche tra i giovani molti ragazzi preparati e con idee innovative, il problema è che spesso agiscono in maniera episodica e isolata e non vengono coltivati dal partito, che molto spesso è una semplice realtà burocratica, chiusa a qualsiasi apporto culturale.

Nel mio piccolo noto la stessa dinamica che si ripete ciclicamente: manca elaborazione culturale, tutti se ne lamentano ma nessuno prova a cambiare le cose. Quando qualcuno organizza un’iniziativa che vada in questo senso il partito tendenzialmente ti ignora, e gli stessi che si erano lamentati della mancanza di iniziative non si presentano, per cui alla fine ci si ritrova sempre ad essere pochi e sempre gli stessi.

Va da sé che alla lunga uno desista e perda la voglia di organizzare.

Andando nel campo della Sinistra, quello che noto invece è l’assoluta ignoranza rispetto agli intellettuali non allineati. Si limitano a liquidarli con battute presuntuose senza averli mai realmente approcciati: ecco allora che De Benoist diventa “il capo dei nazisti” (copyright Zerocalcare) e cose simili. 

Ma il punto è estremamente semplice: è ovvio che essendo autori di Destra non possano piacere a Sinistra, anzi motivo di più. Per i progressisti però tutto ciò che non rientra nella loro ristretta visuale non è valido e perciò merita solo di essere irriso e ignorato. Si arriva al paradosso opposto, che è quello esemplificato dalla Buona Destra di Filippo Rossi, ovvero un gruppo autodefinitosi di Destra che però è “buona”, cioè su immigrazione, diritto alla vita, lgbt dice le stesse cose della sinistra, per distinguersi dalla Destra cattiva che invece si ostina a portare avanti un pensiero alternativo.

In sintesi: l’unica Destra che a Sinistra possono accettare è quella che per la maggior parte dice e fa cose di Sinistra, nel caso specifico di Filippo Rossi poi stiamo parlando di una realtà che è finita ad appoggiare Calenda, per cui mi chiedo su quali basi possano anche solo autodefinirsi di Destra. 

Per concludere, una buona cosa per il nostro mondo sarebbe cercare di uscire dai complessi di inferiorità per cui tanti sentono il bisogno di compiacere i progressisti, cosa che, come si è visto, oltre ad essere inutile, è pure parecchio sciocca.

 Fonte Il tallebano

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