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venerdì 7 aprile 2023

La dissoluzione di Forza Italia invita Meloni a sognare il Partito Unico della Destra




Anche se c’è chi ha cominciato a riavvolgere il nastro e redigere intempestivi bilanci dell’azione pluridecennale di Silvio Berlusconi, è senz’altro meglio rimandare questo esercizio e provare a concentrarsi sull’impatto che la forzata assenza del Cavaliere dalla scena pubblica – per un periodo verosimilmente non breve – potrà avere sullo scenario italiano.
A partire dal governo, che in verità non si vede perché mai dovrebbe indebolirsi a causa della lontananza del leader di Forza Italia, che semmai in qualche passaggio ha costituito un problema per la premier, in particolare a causa del filo-putinismo in aperto contrasto con la linea atlantista di Giorgia Meloni – che dunque non ha motivi per impensierirsi per la malattia del Cavaliere.
Sul piano generale, che Forza Italia sia da anni una navicella che galleggia in acqua solo grazie alle varie e non sempre congruenti scelte di Berlusconi è una cosa da tutti risaputa, e dunque il suo obbligato stop è destinato a gettare nel panico dirigenti e parlamentari di quel partito che, da soli, non hanno mai mostrato un know how politico di particolare livello.
Le recenti indicazioni provenienti da Arcore attribuite alla senatrice Marta Fascina ma indubbiamente ispirate o avallate da Berlusconi mostrano il crescente avvicinamento di Forza Italia a Giorgia Meloni, e d’altra parte non ci vuole un genio della politica per capire che gli interessi del partito e di tutto ciò che ruota intorno a quel partito – ovviamente si sta parlando dell’impero economico – si difendono meglio stando in braccio alla presidente del Consiglio che non ponendosi contro di lei. Forse – e sottolineiamo forse – solo il Berlusconi, non diciamo dei tempi d’oro, ma anche di due-tre anni fa avrebbe potuto fare da controcanto, se non peggio, alla premier, ma in queste condizioni il partito degli “azzurri” è ineluttabilmente destinato a entrare nell’orbita di Fratelli d’Italia il cui gruppo dirigente con ogni probabilità si dispone all’operazione del Partito Unico della Destra (con una Lega sempre meno influente fuori): insomma, un “Predellino rovesciato” di Giorgia Meloni più o meno specchio di quello del 2007 ad opera – corsi e ricorsi – di Silvio Berlusconi.
Ricordate? Erano circa le 18 del 18 novembre 2007 quando Berlusconi si presentò in piazza San Babila a Milano, ove era in corso l’iniziativa nazionale “Subito al voto”, una campagna popolare di raccolta di firme organizzata da Forza Italia per chiedere nuove elezioni (il secondo governo Prodi stava saltando per aria). Salendo sul predellino di un’auto il Cavaliere annunciò ai microfoni dei giornalisti la nascita ufficiale del nuovo grande partito del “ Popolo della libertà”, una fusione ma in pratica una specie di annessione dei centristi e di Alleanza nazionale di Gianfranco Fini – che sul momento s’indignò ma poi scese a patti –, quello stesso Popolo della libertà che poi vinse le elezioni del 2008.
Questa volta però Meloni non avrà bisogno di alcuna sceneggiata, né a San Babila né altrove, perché Forza Italia potrebbe scivolare naturalmente nelle sue mani. D’altronde senza Silvio la sua creatura politica non regge, lo si è sempre detto anche quando Forza Italia era fortissima. E dunque quale loro approdo ci può essere per quel ceto politico, se non il partito oggi egemone a destra? Come scrive, a giusta ragione, il collega Mario Lavia, in un interessante articolo pubblicato su L'inkiesta che potete leggerlo integralmente cliccando qui 




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