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sabato 19 marzo 2022

Finita la guerra che fine farà la destra filo Putin? L'analisi di Fulvio Abbate


di Fulvio Abbate.

Cosa resterà delle nostre destre negli anni delle guerre di Putin? Un amico, che afferma di conoscere le meccaniche di quel contesto politico, giorni addietro, ragionando di umane miserie, così al telefono, ha pronunciato una sentenza inappellabile a suo modo: “Vedrai, manca davvero poco all’esplosione del centro destra, non dimenticare che sono stati tutti filo-Putin”. Certo, non avverrà subito, occorrerà ancora attendere prima d’assistere a una loro l’Armageddon interna. E poco importa se si manifesterà in forma di esplosione o magari di progressiva implosione, ha poi concluso. Volendo fare un esempio prosaico, riferibile al sismografo dei social con i suoi “meme” crudelmente immediati, l’immagine di Salvini al confine polacco accolto con un amministratore locale, addirittura sovranista e altrettanto di estrema destra, tuttavia pronto a mostrargli la sua t-shirt già stampigliata e consacrata al volto di Putin, basterebbe a mostrare qualcosa di tombale, l’annuncio, se non del possibile precipizio pronto a trascinare con sé il gruppo dirigente della Lega e dei suoi consimili, dell’esistenza di un nodo politico e perfino etico da sciogliere.

L’episodio, va da sé, avrebbe dovuto suscitare d’istinto indignazione, se non disagio, presso la sua base elettorale, il suo pubblico di riferimento. Qualcosa che, salvo ci sia sfuggito, non sembra invece essere avvenuto, anzi. Infatti, da parte di quel “popolo” abbiamo colto soprattutto silenzi, probabilmente da leggere come difesa d’ufficio territoriale del “Capitano”, fedeltà. Cancellato così anche ogni ricordo della comunicazione de “La Bestia”, dove sempre Salvini si mostrava come doppio putiniano presso il Belpaese, quasi il concessionario del modello russo, così sotto gli occhi del responsabile della propaganda, tal Luca Morisi. D’altronde, se è vero che in politica memoria non c’è, appare altrettanto dimenticata quell’altra immagine che mostra Berlusconi accanto a Putin mimare il gesto di una pistola rivolto a una giornalista che aveva appena rivolto una domanda ritenuta “insolente” al presidente russo.

Intendiamoci, la consapevolezza dei gesti trascorsi è assente ovunque, anche a sinistra, altrimenti non avremmo sotto gli occhi un segmento di mondo “antagonista” a suo modo implicitamente o addirittura esplicitamente dalla parte dell’aggressione russa, comunque pronto a comprenderne le ragioni, chiamando in causa ora la Nato ora gli Usa e la volontà dell’Occidente nell’avere “mortificato” la Russia dopo la caduta dell’Urss. Restando però nel silenzio delle destre, matassa umana reticente, incapace di un gesto di dissociazione, resta forse da immaginare, almeno tra i suoi gruppi dirigenti, ora in casa Meloni ora nel bunker di Salvini, dei negoziati segreti, o magari un congresso non meno sotterraneo per uscire dall’impasse, soprattutto di fronte del mutato quadro geopolitico globale. Non è comunque da escludere che il “Palazzo” delle destre possa trovare una via di fuga tra cinismo e realpolitik di sempre. Ritenendo d’altronde masochistico mettere in discussione le proprie rendite di posizione e il proprio stesso portafoglio. Si è detto già che perfino il mondo intorno ha la memoria corta?

fonte: Il Riformista 

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