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mercoledì 26 febbraio 2020

Garantisti sì, fessi no.Fratelli d’Italia in Calabria ha un gigantesco problema con la legalità

Dice bene Jole Santelli quando, ieri mattina rivendicando il garantismo che la contraddistingue, ha commentato gli esiti dell’operazione “Eyphemos” sottolineando la necessità di evitare condanne preventive. Bene, brava, applausi, ma precisiamo: garantisti sì, fessi no.
Perché, quanto meno, anche appuntando l’attenzione esclusivamente su Fratelli d’Italia ed evitando di allargare il ragionamento a Forza Italia, esiste, in tutta la sua evidenza, un problema gigantesco da quelle parti. Delle due l’una: o Giorgia Meloni è sfortunatissima oppure la selezione della classe dirigente effettuata da Fratelli d'Italia nel corso degli ultimi tempi è, a dir poco, da bocciare senza riserve. Quando, la scorsa estate, fu tratto in arresto Alessandro Nicolò, più d’uno ritenne, all’interno del partito, che il problema fosse circoscrivibile e sovrapponibile alla persona dell’ex consigliere regionale. Mai valutazione fu tanto sbagliata e non col senno di poi, tutt’altro. Perché lo si deve dire a chiarissime lettere: c’era una volta un movimento politico che, richiamandosi alla Fiamma, sbandierava con fierezza i vessilli di legge e ordine in una visione della società scevra da ogni compromesso. Giustizia e sicurezza a guidare il cammino di militanti duri e puri che, magari minoritari sul piano numerico, potevano però girare a testa alta sbattendo in faccia agli avversari del tempo l’immoralità di comportamenti disinvolti quando non apertamente illegali. Oggi, per la più tipica delle leggi del contrappasso, avviene l’esatto contrario: in molti dovrebbero vagabondare arrossendo per la vergogna. Tutti, perché tutti sono stati complici, o arrendevolmente succubi, di scelte il cui unico scopo era solo quello di rimpinguare il pentolone elettorale. E allora, via tutti i filtri in entrata: dentro Alessandro Nicolò, dentro Domenico Creazzo, dentro Giancarlo Pittelli, per restare all’interno dei confini calabresi. E’ facile così, andando a pescare campioni di preferenze a destra e (soprattutto) a manca, moltiplicare il consenso abbandonando, tra il giubilo festante di tanti simpatizzanti, quelle percentuali marginali che rendevano i meloniani il brutto anatroccolo del centrodestra come ci racconta il collega Nicola Martino, in un editoriale pubblicato su Il Meridio che potete leggere cliccando qui

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