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giovedì 14 marzo 2019

Il sovranista Freccero: «Io ho la sapienza, i leghisti non mi capiscono. Vespa? Un ricco giornalista leninista»


Ai leghisti, sfuggo culturalmente. Faticano a controllarmi. Non intercettano il mio pensiero. Con tenerezza, gliel’ho detto: se non mi capite, se vi sto così sulle 
scatole, chiedete pure il mio licenziamento".
Parole chiare, dirette, che non lasciano dubbi ad interpretazione alcuna, quelle dichiarate da Carlo Freccero, il direttore di Rai 2 in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera nella quale dice di andare d’accordo con tutto il settimo piano di viale Mazzini, giura di non ricevere telefonate né da Luigi Di Maio, né da Davide Casaleggio e di frequentare un solo esponente dei 5 stelle: "Frequento uno solo, tra quelli lì: Di Battista. Ma l’ultima volta l’ho visto a pranzo ai primi di gennaio".
Freccero torna a parlare del suo scontro in Vigilanza con l’esponente leghista Paolo Tiramani: "Tiramani da me detto Tirapugni… Gli avrei urlato che invece di accusarmi d’essere un vecchio arnese, farebbe meglio a pensare che mentre io, Freccero, con tutta la mia sapienza, per la Rai ho accettato di lavorare gratuitamente, lui si intende bene solo di spese pazze…". E affonda, citando la voce di Wikipedia sul deputato leghista: "’Tiramani, coinvolto nella ’Rimborsopoli’
piemontese e accusato di avere utilizzato indebitamente i fondi del gruppo regionale della Lega… assolto in primo grado, ma poi condannato
nella sentenza di Appello ad 1 anno e 5 mesi. Annuncia subito ricorso in Cassazione’. Capito il mio accusatore?".
Infine un affondo a Bruno Vespa che definisce "ricco giornalista leninista" perché, secondo Freccero, "in Rai, impone il suo punto di vista. Che è, diciamolo, un po’ basico e…". Per il direttore di Rai2 Vespa "non coglie i cambiamenti" della tv e "pensa solo al suo salottino". E aggiunge: "Il mio programma ’Povera Patria’ era perfetto per il mercoledì, ma mi sono dovuto inchinare alla sua pretesa di non
avere contro programmazione. Vespa non ha capito che lui, nel suo salotto bianco, parla di politica sottovoce, mentre noi ne parliamo ad alta voce e lateralmente. Sarebbero stati due programmi alternativi. Una cosa facile: ma niente, non l’ha capita", conclude.

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