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sabato 16 febbraio 2019

Alessandro Sansoni: al via il Referendum per costituire la macroregione al Sud

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un editoriale del collega Alessandro Sansoni, presidente del Comitato Promotore del referendum per la costituzione di una macroregione al Sud al quale hanno aderito politici esperti e navigati come l'ex governatore Caldoro e Quagliariello, movimenti meridionalisti e dirigenti locali della Lega nella quale si annuncia l'inizio della raccolta firme in Campania per ottenere la convocazione di un Referendum Consultivo.
Editoriale pubblicato anche nel numero di sabato 16 febbraio dal Quotidiano Libero a pagina 4




Ieri il governatore della Campania De Luca ha annunciato di aver formalizzato la richiesta di autonomia differenziata, ma è stato smentito subito dopo dal ministro. Una brutta figura, dovuta all’ambiguità della posizione sua e del Pd che, di fatto, difende lo status quo.
Al Sud, però, si sono levate altre voci sul tema dell’autonomia, non abbarbicate su posizioni di retroguardia.
Da circa un anno, infatti, è nato a Napoli il Comitato promotore del Referendum per l’Istituzione della Macroregione Autonoma del Sud, al quale hanno aderito esponenti delle categorie, politici come Caldoro e Quagliariello, movimenti meridionalisti, quadri locali della Lega. La scorsa settimana è ufficialmente partita la raccolta di firme in Campania per ottenere la convocazione del Referendum consultivo. L’iniziativa ricalca quella di Veneto e Lombardia, ma al quesito relativo all’applicazione dell’articolo 116 della Costituzione, quello sull’autonomia, ne aggiunge un secondo sul 117, per consentire la cooperazione rafforzata interregionale, finalizzata alla costituzione della Macroregione Sud.
Secondo il Comitato, il regionalismo nato nel 1970, caratterizzato da confusione amministrativa e spreco di risorse, spesso a fini clientelari, ha penalizzato il Mezzogiorno. Lo dimostra l’ampliamento del divario Nord-Sud che ne è derivato. Inoltre, mentre le Regioni del Centro-Nord ricalcano impalcature istituzionali di lungo periodo, quelle degli Stati pre-unitari, le meridionali sono invece state disegnate a tavolino. Il Sud è stato per circa sei secoli uno Stato unitario e sono semmai le province a corrispondere meglio alle identità locali.
Ma c’è di più. Se fino ai primi anni ’90 il meccanismo di redistribuzione interna penalizzava il Nord a vantaggio del Meridione, oggi, dati alla mano, la situazione è ribaltata. Nell’ultimo quarto di secolo la spesa per investimenti dello Stato centrale si è concentrata sempre più nell’Italia settentrionale, mentre in proporzione il carico fiscale nel Mezzogiorno è aumentato più che al Nord, dove pure la crisi e l’austerity hanno colpito duramente. L’Europa, poi, e in particolare la moneta unica, si sono rivelate letali per il Sud. Una moneta come l’euro tarata sul vecchio marco e sul sistema produttivo tedesco, “pesante” e con margini di inflazione molto stretti, risulta insostenibile, non tanto per il Nord, ancorato alla Mitteleuropa, quanto per il Mezzogiorno, la cui competitività è colata a picco. Di fatto l’euro, in particolare sotto Roma, è una moneta in grado di tutelare le rendite, ma distrugge la redditività del lavoro privato, bloccando l’ascensore sociale e l’accesso all’occupazione dei giovani.
In sostanza, secondo il Comitato, il Mezzogiorno deve reclamare la propria autonomia, a costo di rinegoziare non solo la permanenza in seno allo Stato unitario, ma quella nell’UE. Un doppio corso monetario potrebbe, ad esempio, liberare l’economia dai lacci che oggi la ingessano.
Il tema non riguarda solo le competenze, ma anche l’inquadramento della Macroregione come ZES, la creazione di una Agenzia unica per gli investimenti e il suo “status” complessivo in seno all’UE nell’ambito della programmazione 2021-2027.
E’ infine chiaro che l’autonomia in un quadro macroregionale, diversamente dal regionalismo differenziato, prevede sul lungo termine una riforma dell’assetto costituzionale. Quello attuale lascia inalterato l’atteggiamento di de-responsabilizzazione che contraddistingue le classi dirigenti del Sud e, soprattutto, chiude ai meridionali qualsiasi prospettiva di futuro.

Alessandro Sansoni
Presidente Comitato Promotore Referendum

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