di Gioacchino Criaco
Vincono in umanità , le madri si rivolgono a loro, più che allo Stato, per ritrovare i corpi dei figli smarriti. Gli si raccomandano stringendogli le mani, senza parole, nel linguaggio universale del dolore, dello smarrimento, della disperazione che la perfidia dello Ionio, invece di levare, ha cucito loro addosso, per sempre. Fra qualche giorno il clamore passerà , si metterà a cavalcioni dell’onda di un prossimo dolore, di una tragedia più succulenta e fresca. E i pescatori torneranno a essere quello che sono, carcasse anacronistiche di figure primordiali in sfida allo scirocco, al sole, al sale, di nuovo alle prese con un mare beffardo, che promette paradisi che sa di non voler mantenere, che si mostra accogliente e a due passi dalla riva cova abissi insuperabili. Pescheranno pesci solo per ributtarli a mare, per riaffermare che sono pescatori, per rinnovare la sfida. Prenderanno pesci che nessuno vuol mangiare, nel timore di banchetti sacrileghi a cui i pesci hanno partecipato, su tavole trasparenti che l’Occidente continua a imbandire, lo Ionio è solo il cuoco di pietanze per stomaci diabolici. I pescatori di Cutro torneranno ad essere ricordi anonimi, fantasmi, come i tanti fantasmi calabresi in fuga dietro a una speranza che sarà l’ennesimo tradimento.
Nessun commento:
Posta un commento