di Raffaele Schiavone
Anno nuovo tassazione seminuova. Dal primo gennaio gli automobilisti hanno riscontrato un pessimo risveglio post capodanno per quanto riguarda la mobilità ; i tagli dell’accise sui carburanti (circa 20 centesimi), voluti dal precedente governo Draghi per mitigare il prezzo elevato dovuto alla speculazione petrolifera per l’operazione militare in Ucraina, sono un lontano ricordo. Per fare il pieno ad un auto di media cilindrata costerà 10 euro in più che di questi tempi non sono affatto da regalare a cuor leggero alle sette sorelle e ai vari cugini (stazioni di servizio no logo, definite anche pompe bianche).
Eppure la battaglia per il totale azzeramento delle accise sui carburanti è sempre stato un vero cavallo di battaglia per il centrodestra italiano. Gli italiani che seguono regolarmente gli avvicendamenti della politica ricorderanno le lectio magistralis di Matteo Salvini durante la campagna elettorale per le politiche del 2018, l’allora King Maker padano del centrodestra durante le incursioni televisive era solito munirsi di lavagnetta in cui elencava le varie accise e con pennarello rosso letteralmente le sbarrava con veemenza in stile Zorro. Come non dimenticare l’attuale premier, Giorgia Meloni, che in un video facebook del 2019 in cui era intenta a pagare i 50 euro di carburante al benzinaio denunciava e al tempo stresso annunciava da una il voler estirpare una volta per tutte le odiose tassazioni.
Di promesse da marinaio durante l’opposizione e le varie campagne elettorali, gli italiani ne hanno la pancia piena e le tasche sempre più vuote. L’augurio e la speranza per questo nuovo anno è che in generale la politica, con la sua classe dirigente, faccia meno proclami da spot elettorale a pagamento e agisca con risolutezza di tipo teutonica. In fondo la speranza non è ancora tassata, per il momento.
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