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venerdì 27 gennaio 2023

Schiavone, persino la Shoah cede alla Cancel Culture




di Raffaele Schiavone 


La cancel culture è un fenomeno subdolo che sta trovando facilmente terreno fertile per svilupparsi. Essa non ha risparmiato nemmeno la giornata odierna, 27 gennaio, data istituita per ricordare le vittime dell’Olocausto ed è alquanto bizzarro sapere che la direzione del museo di Auschwitz ha escluso la delegazione russa dalla cerimonia di commemorazione del 78° anniversario della liberazione dell’omonimo campo di concentramento. Per coloro che conoscono la storia in maniera approssimativa e che magari come approfondimento di questo tragico evento fanno riferimento in maniera pressoché esclusiva alla faziosa (dal punto di vista storico) pellicola cinematografica di Benigni in “La vita è bella“, questa decisione risulterebbe una banale russofobia persino condivisibile dai più, ossia una delle tante delibere dettate dalla russofobia che da quasi un anno a questa parte si verificano ciclicamente nei vari eventi e manifestazioni importanti per via del conflitto in Ucraina; ma in realtà questa volta si tratta di una becera negazione storica miscelata con pura ingratitudine in quanto furono proprio i soldati dell’armata rossa e quindi i russi a pagare il tributo più alto di vite umane durante il secondo conflitto bellico così come la 60ª Armata del “1º Fronte ucraino”, guidata dal generale russo Ivan Konev, fu la prima a liberare alcuni tra i campi di concentramento più importanti tra cui Auschwitz. Attuare la cancel culture e la russofobia non aiuterà di certo a trovare uno spiraglio di negoziazione per un cessate il fuoco prima e per una pace duratura poi. Le forze politiche italiane in larga scala, fatta eccezione del M5S e di Verdi-Sinistra Italiana, sono compatte sul sostegno incondizionato all’Ucraina tramite l’invio di armi non più difensive ma bensì offensive e mezzi logistici pesanti, innescando un livello superiore di guerra che, dopo “il generale inverno”, si preannuncia letale. Allo stato attuale dei fatti e con i peggiori scenari militari in primavera, siamo ancora certi che la locuzione latina: “Se vis pacem para bellum” sia la stella cometa da seguire? ho i miei dubbi e le perplessità del caso. Lascio quindi a voi la risposta. R.S.

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